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Le strade ferrate…di amianto.”Così l’amianto ci ha portato via il nostro angelo”: la storia di Rocco Addivinelo

Strage di ferrovieri in Italia. Quasi 30.000 mesoteliomi, ad oggi, censiti dall’Osservatorio Nazionale Amianto (21.463 dal 1993 fino al 2012, secondo il V° Rapporto Mesoteliomi pubblicato dall’INAIL). E’ la punta dell’iceberg della strage provocata dall’amianto, che miete 6.000 vittime ogni anno, con un trend purtroppo in continuo aumento.

Le Ferrovie hanno fatto tale uso di amianto da determinare un vero e proprio fenomeno epidemico (più di 650 mesoteliomi: sempre la punta dell’iceberg, potendosi stimare in oltre 2.000 i decessi per patologie asbesto correlate causate dall’esposizione professionale a polveri e fibre di amianto).

Soltanto a metà degli anni ’80 hanno cominciato ad affrontare il problema del loro abnorme utilizzo di amianto. Ci sono stati appalti per la scoibentazione delle carrozze ferroviarie, dall’Isochimica (Avellino), alla FIREMA (Caserta), dalla AVIS (Castellammare di Stabia), fino alla Officine Stanga (Padova), e i loro dipendenti non sono stati risparmiati dalle fibre di amianto, con ulteriore carico di morte, lutti e tragedie.

Ne sanno qualcosa anche le famiglie dei ferrovieri. L’Osservatorio Nazionale Amianto ha promosso più di 100 richieste di risarcimenti danni e sostenuto l’iniziativa di migliaia di ferrovieri, che hanno ottenuto il prepensionamento per esposizione ad amianto. Molti sono ancora in causa con l’INAIL, con l’INPS e con le stesse Ferrovie. Ci sono state anche delle condanne penali.

Rocco Addivinelo era, fino ad ora, una delle tante vittime. Un eroe civile sconosciuto, però sempre presente negli affetti della sua famiglia.

L’Osservatorio Nazionale Amianto racconta la sua storia e fa uscire dall’anonimato questa famiglia foggiana, distrutta dall’amianto.

Scampato ai bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiali, con i quali gli angloamericani hanno completamente raso al suolo la città (bombardamento killer, perché non vi era alcun obiettivo strategico), il Sig. Rocco Addivinelo è stato invece ucciso dalla fibre di amianto, con atroci sofferenze e con l’indifferenza delle Istituzioni.

In questo viaggio per l’Italia, nell’inchiesta sulle morti di amianto nelle ferrovie, ci rechiamo a Foggia per acquisire direttamente le notizie e vedere con i nostri occhi l’effetto dell’amianto sulla vita umana.

Ci attende la Sig.ra Redenta sull’uscio di casa. Mostra molto di più della sua età anagrafica (71 anni). E’ vestita di nero, i capelli sono velati di bianco e gli occhi di pianto.

E’ rimasta vedova. Testimone vivente della morte del marito.

La storia

Il sig. Rocco Addivinelo era nato a Ortanuova in provincia di Foggia nel 1940: un uomo discreto, generoso, altruista, completamente dedito alla sua famiglia, alla moglie, la sig Redenta, ai due figli Raffaele ed Elisabetta e ancor più ai nipoti. Marito, padre e nonno esemplare.

Per prima è la figlia Elisabetta a voler ricordare il padre. Le sue parole trasudano amore, distrutto e sconfitto dalle fibre di amianto, sì perché le fibre di amianto uccidono anche l’amore, o meglio l’essere umano che ama l’altro essere umano, ucciso dall’amianto.

Chi era suo padre?

“Mio padre era un lavoratore onesto. Si è spaccato le mani nell’azienda ferroviaria. Gli hanno fatto maneggiare l’amianto, mattina e sera, giorno e notte, e ha avuto come premio il mesotelioma che lo ha ucciso, mentre non è successo niente ai responsabili. E’ così in Italia e in Puglia in particolare. Siamo carne da macello, ingranaggi della catena che è finalizzata al profitto che ingrassa pochi e uccide molti. Per questo motivo ho deciso di impegnarmi, al fianco dell’Avv. Ezio Bonanni, paladino delle vittime dell’amianto. Certamente la nostra battaglia è persa in partenza. Tutto è contro le vittime dell’amianto. Gli enti pubblici, a iniziare dall’INAIL e dall’INPS (si pensi al gran numero di cause che sono in piedi per le rendite e per i benefici contributivi: questo vuol dire che gli enti pubblici sono contro le vittime dell’amianto); e le ASL: dove erano le ASL e gli altri enti pubblici quando si maneggiava l’amianto? Perché non lo hanno reso pubblico, perché non hanno informato i lavoratori che l’amianto è un killer per l’uomo e per l’ambiente?”.

Di un rapporto ‘opaco’ ha parlato anche l’Avv. Ezio Bonanni, ospite come relatore nel recente intervento del 15 settembre scorso, durante la Fiera del Levante, a Bari.

Piange e singhiozza la giovane Elisabetta. Due lacrime le solcano il viso, lo sguardo è assente, come piombato in un abisso. Si sente fuori dal mondo e fuori dalla realtà. L’orologio delle sue emozioni è fermo al 2009, la data in cui ha visto suo padre morire davanti a lei.

Una morte atroce, quella di Rocco, il mesotelioma gli avvinghiava i polmoni: non riusciva a respirare, i familiari lo sostenevano con la bombola di ossigeno eppure non riusciva a respirare, il mesotelioma, questo assassino, se lo stava portando via, lo stava uccidendo e così si è spento davanti a noi. Ha chiesto aiuto Rocco, voleva vivere, perché amava la moglie, i figli e i nipoti.

Attendo qualche minuto prima di riprendere l’intervista, il tempo di lasciare che Elisabetta beva un bicchiere d’acqua e si asciughi le lacrime.

“E’ stato il nostro angelo, e di certo continua ad esserlo dal cielo”, mi dice. Dal cielo perché nel marzo del 2009, il signor Rocco muore per un mesotelioma pleurico, tumore devastante causato dall’ esposizione all’ amianto che si manifesta anche dopo moltissimo tempo dall’ effettivo contatto. Nel suo caso, l’esposizione risale ai primi anni del 1970 quando lavorava come operaio per le Ferrovie dello Stato presso il deposito ferroviario di Foggia per circa un anno e mezzo.

Elisabetta, quando inizia il vostro calvario?

“E’ il 2006 quando insorgono i primi sintomi; affanno, tosse, febbre inizialmente attribuiti e curati come bronchite. La salute di mio padre non migliora ovviamente e nel dicembre di quello stesso anno dopo una lastra al torace che evidenzia presenza di liquido nel polmone viene ricoverato d’urgenza all’ospedale statale di Foggia, sottoposto all’aspirazione, a una serie di esami compresa una biopsia che però ha esito negativo, persino a cure per tubercolosi e alla fine dimesso senza una diagnosi precisa. Nei mesi che seguono poiché i sintomi restano e il liquido si riforma diventa necessaria una visita specialistica più approfondita che viene effettuata presso l’ospedale San Camillo Forlanini di Roma dove, nell’ aprile del 2007, papà subisce l’intervento e gli accertamenti che forniscono la diagnosi di mesotelioma e scopriamo la relazione tra questa malattia e l’amianto. Come da prassi l’ospedale segnala il caso di mio padre, dice ancora, agli enti competenti della regione di appartenenza e lo affida alle cure di un oncologo per la chemioterapia con l’obiettivo di arginare il più a lungo possibile il tumore per cui non esiste una speranza di remissione. Il peggioramento arriva nel 2009, la malattia ha compromesso altri organi e altre funzioni. Papà, che ha avuto comunque un periodo di sopravvivenza superiore alla media, è debilitato, i valori delle analisi sono sempre più alterati, diventa inevitabile un nuovo ricovero all’ ospedale di Foggia dove ogni tentativo terapeutico risulta però inutile e nell’ arco di pochi giorni muore”.

Alcuni mesi prima del decesso l’INAIL riconosce come malattia professionale la sua patologia stabilendo anche il versamento di una somma ma ciò che la sua famiglia è intenzionata ad ottenere è un risarcimento dalle Ferrovie in quanto a nessun altro periodo lavorativo può imputarsi l’esposizione all’amianto causa della morte del loro caro.

“Molti colleghi di mio padre hanno sviluppato lo stesso tumore in momenti diversi della vita e con lo stesso tragico esito”, conclude Elisabetta.

Quando ha conosciuto l’avv. Ezio Bonanni?

“Sono anni che portiamo avanti questa battaglia che non ci stancheremo mai di combattere fino a che non vedremo riconosciuto ciò che ci spetta. Mio padre non c’è più, nessuno potrà darci indietro il nostro angelo e tutti i momenti persi, ma speriamo che almeno il nostro calvario serva da monito per altri lavoratori. L’avvocato Ezio Bonanni ci assiste dal maggio 2016, insieme al nostro legale di Foggia, ci siamo affidati a lui, la sua storia parla per lui, sappiamo con quale amore ha sposato la nostra causa e quella di tutte le famiglie che vivono questa dramma”

“Purtroppo si spendono le risorse pubbliche per armamenti e per finanziare la politica, e si sottraggono risorse per il lavoro dei giovani, e per la sicurezza degli ambienti di lavoro: basterebbe poco. Continueremo il nostro impegno contro l’amianto e per la prevenzione delle patologie asbesto correlate e il risarcimento dei danni”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto

Testimonianze che, non ci lasciano indifferenti e ci spingono ad andare a fondo su questi fatti.

Sarà proprio vero quello che la Sig.ra Elisabetta ha dichiarato sull’utilizzo dell’amianto da parte del padre? A mani nude, ignaro e privo di maschere protettive?

Secondo i dati del Renam ci accorgiamo che la sig.ra Elisabetta ha detto il vero, purtroppo.

A questo punto sorge spontaneo porsi alcune domande, domande a cui è necessario dare una risposta:

C’è effettivamente questa strage di mesoteliomi tra i ferrovieri?

I colpevoli sono stati processati e assicurati alle patrie galere? Pare di no, poiché al di là di alcune condanne, con i benefici di legge (vedi sospensione condizionale della pena, etc.), tutto tace. Cosa fanno le Procure?

I danni vengono risarciti alle vittime e alle loro famiglie?

Andremo avanti e lo chiederemo ai loro legali. Ci informeremo anche sul numero preciso dei loro dipendenti, ed ex dipendenti, deceduti per mesotelioma e per altre patologie asbesto correlate.

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